Scena XLIX – (Giuseppe, Pteroduttile, Psicosimpatica, Radice, Minosse, Domino).
Giuseppe, dopo aver disposto gli scatoloni, le sue coperte e le salmerie secondo un ordine incomprensibile intorno alla panchina del parco, osserva soddisfatto il set, mentre gli altri, incuriositi, cercano di capire cosa stia cercando di fare.
Giuseppe: Posso invitare i miei amici a collaudare un gioco di mia invenzione?
Domino: Un gioco? Lei saprà certamente che il gioco è pericoloso!
Giuseppe: Non questo...
Domino: Al gioco, io, ho perso tutto! Amavo il gioco, e il gioco mi ha tradito! Solo questo mi è rimasto! (indicando il violino)
Psicosimp: Solo questo?
Radice: Non è poco...
Domino: Solo questo...
Psicosimp: (prende il violino, lo osserva amorosa, poi con un colpo secco lo sfonda in testa a Domino, che non fa una grinza) Adesso non ha più nulla da temere...
Radice: Nulla più da perdere!
Domino: Grazie! Ora sono veramente libero!
Giuseppe: (che intanto ha predisposto i pezzi costruiti precedentemente sulla sua scacchiera) Allora, il gioco che ho inventato si chiama "scacchi".
Radice: Scacchi? Mi sembra di averlo già sentito...
Giuseppe: Si gioca in numero illimitato di giocatori...
Radice: Sapevo che si giocasse in due...
Giuseppe: Gli scacchi di mia invenzione prevedono la partecipazione di tanti giocatori...
Domino: Qual è lo scopo del gioco?
Giuseppe: Capire qual è lo scopo del gioco!
Radice: ...dell'avversario...
Giuseppe: Non ho parlato di avversari...
Domino: Si spieghi meglio!
Giuseppe: Scopo del gioco è capire lo scopo del gioco che ogni giocatore porta avanti...
Radice: E... com'è che si fa a capire?
Giuseppe: Anche questo fa parte del gioco: capire come si fa a capire lo scopo del gioco di ognuno!
Psicosimp: Capisco... e perché tutto questo?
Giuseppe: Diamine… per giocare meglio!
Psicosimp.: Molto intrigante...
Minosse: (che intanto, di soppiatto, è apparso per verificare qualche possibilità di contravvenzione) E le regole?
Giuseppe: Non ci sono. O meglio: ci sono ma non si sa quali sono. L'unica regola certa è che per giocare si deve capire quali siano le regole.
Psicosimp.: Turbante!
Domino: Si va bene ma... chi è che stabilisce le regole?
Giuseppe: La domanda è non chi stabilisce le regole, ma perché!
Tutti: Perché?
Giuseppe: E qui sta il gioco...
Domino: Mi sembra molto complicato...
Giuseppe: Meno di quanto sembri... se giochi d'istinto...
Radice: Chi vince e chi perde?
Giuseppe: Nessuno... o tutti, a seconda dei casi.
Domino: Beh, va bene così, no?
Radice: E no che non va bene! Ci vuole una vittoria, ci vuole una sconfitta!
Tutti: È giusto!
Domino: (ravvedendosi) … giusto…
Radice: (forte della folla che è dalla sua parte) Eh! Ci vorrà pure un avversario da sconfiggere!
Giuseppe: … e se l'avversario altro non fosse che un suo possibile sé stesso? La penserebbe allo stesso modo?
Domino: In fondo, ogni vittoria si nutre di una sconfitta.
Radice: Lei mi disarma...
Giuseppe: Allora le dico in altro modo: vittoria o sconfitta, dipende da quanto dura il gioco.
Minosse: (intervenendo risolutivo) E per quello che mi riguarda, mi sembra che sia durato già abbastanza! Circolare, prego, circolare! Via! Via! Ognuno torni alle proprie case! (Tutti, più o meno di malgrado, vanno via con battute a soggetto. Poi, rivolgendosi a Giuseppe) Lei proprio non vuole smetterla...
Giuseppe: Di fare cosa?
Minosse: (tira fuori il suo taccuino delle multe e inizia a scrivere) Lei non conosce regole, non conosce dovere, non conosce onore, non conosce serietà! Lei è un pericolo pubblico per l'intero genere umano! E con questo... (ha finito di scrivere, strappa l’ennesima multa)...
Tutti: (vfc) Fanno cento!
Minosse: Esatto! (esce)
Pteroduttile: (avvicinandosi a Giuseppe) ... comunque... se vuoi possiamo giocare io e te...
Giuseppe: Noi già stiamo giocando... anche gli altri stanno giocando... solo che forse non lo sanno.
Da Dellaguerradellamore – Laboratorio di scrittura drammaturgica delle Officine Teatrali Liceo Artistico, Napoli, 2004.